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CASA DI POPOLI, CULTURE E RELIGIONI

Formazione / 8 dicembre 2022

Le persone con disabilità nella comunità

Prosegue il percorso intrapreso dalla Chiesa di Sassari sulla formazione degli operatori pastorali che vivono i loro compiti e carismi come parte della propria identità nei rispettivi luoghi di vita e di servizio. Già nel 2018, l´arcivescovo Gian Franco, nella sua lettera pastorale, chiamava tutta la diocesi a fare discernimento e a impegnarsi sempre più per offrire a tutti, e in modo speciale agli ultimi, le condizioni per risalire a una vita dignitosa e serena. La fantasia della carità, diceva l´arcivescovo, permette di andare incontro a quanti sono afflitti da antiche e nuove povertà con un metodo creativo ed evolutivo. In risposta a questo desiderio, mercoledì 11 maggio, si è tenuto il webinar sul delicato tema della disabilità dal titolo: «Una Chiesa per tutti. Le persone con disabilità nella comunità», organizzato dalla pastorale disabili dell´Ufficio catechistico diocesano, dalla Fondazione Accademia, in collaborazione con il Servizio nazionale della Cei per la pastorale delle persone con disabilità, guidato da suor Veronica Donatello, già responsabile del servizio dal 2019 e, nel 2016, insignita dell´onorificenza di «Cavaliere dell´Ordine al Merito della Repubblica Italiana» dal presidente Sergio Mattarella per il suo contributo nella piena inclusione delle persone con disabilità.

Una Chiesa per tutti

Nel saluto iniziale, suor Maria Carmela Tornatore, direttrice dell´Ufficio catechistico diocesano, ha spiegato come in diocesi il tema della disabilità sia ancora in fase «embrionale» nel senso che si muovono i primi passi per capire come rispondere alle esigenze di una realtà spesso dimenticata e come generare inclusione nel cammino ecclesiale. A questo proposito ha colto l´occasione per annunciare la formazione di una nuova equipe dedicata proprio alla pastorale disabili. Il nuovo organismo è composto da: suor Maria Carmela Tornatore, referente diocesana, Daniela Garau, neuropsichiatra infantile, Bernardetta Nieddu, dell´associazione Papa Giovanni XXIII, e Anna Ribichesu insegnante di religione e membro Ucd. «Il 3 dicembre scorso Papa Francesco – ha detto ancora la direttrice Ucd – nel messaggio per la Giornata internazionale delle persone con disabilità, per aiutarci a comprendere questo tema, ha spiegato che una prima roccia su cui edificare la nostra casa è l´inclusione. L´inclusione o l´esclusione di chi soffre lungo la strada definisce tutti i progetti economici, politici, sociali e religiosi. L´inclusione dovrebbe essere la roccia sulla quale costruire i programmi e le iniziative delle istituzioni civili perché nessuno, specialmente chi è più in difficoltà, rimanga escluso. La forza di una catena dipende dalla cura che viene data agli anelli più deboli».A conclusione del saluto iniziale, l´intervento di suor Veronica Donatello che, in modo chiaro, semplice e positivamente provocatorio, ha orientato l´incontro su questo tema. Suor Veronica, infatti, ha rimarcato che la sfida oggi è avere il coraggio di essere luogo per tutti senza fare la selezione di chi può o non può entrare, altrimenti si è solo credenti e non credibili. Al riguardo ha sollevato alcune questioni importanti: quanti sono i disabili e chi sono? Perché nei nostri territori ci sono ma non li conosciamo? Perché non entrano nei nostri contesti? Dove sono? Perché non vengono (se in chiesa c´è lo scivolo)? «Per rispondere a quelle domande, bisogna cercare le 99 pecorelle smarrite e non quell´unica che è in chiesa. Il nostro compito è andare verso, uscire, andare in cerca di, facendo attenzione a non cadere nel rischio di avere delle “posture pastorali malate” che fanno del male». Un modello/paradigma delle posture di tipo clinico – ha spiegato la relatrice – in cui la persona con disabilità è individuo malato e fa scattare in noi la diagnosi della malattia e la conseguente prognosi: la cronicità. «Diventiamo iperprotettivi perché “tu sei una persona speciale” e “ci penso io a te”, ma questo è sbagliato – ha spiegato ancora – non è inclusivo, genera mentalità sbagliata nei confronti della disabilità». Per rinforzare il tema dell´inclusione va detto che oggi le persone con disabilità fanno il check up delle nostre realtà, del nostro essere cristiani. Dobbiamo metterci in ascolto in modo da ottenere una «postura pastorale sana» che è quella di chi riconosce l´altro in quanto persona dentro un progetto di vita comune. Questo ci chiede di riconoscere il diritto alla spiritualità delle persone con disabilità. Anche loro hanno bisogno di un cammino di fede, di scoprire la loro spiritualità. La sfida grande è renderci conto che tutti siamo fatti di corpo, anima e spirito, che tutti abbiamo il diritto a essere accompagnati in ogni aspetto della nostra vita. «Dobbiamo generare uno stile inclusivo – ha concluso suor Veronica – dobbiamo rendere casa i nostri luoghi. Voglia il cielo che alla fine non ci siano più gli altri ma solo un noi».

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