Si è aperto i giorni scorsi il corso on line «Cosa dice la Chiesa sulla disabilità?», proposto dal settore pastorale della disabilità (Ufficio catechistico diocesano) e realizzato in collaborazione con la Fondazione “Accademia. Casa di Popoli, Culture e Religioni”. La prima lezione, martedì 16 novembre, sulla piattaforma zoom, ha visto come relatrice e docente suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale delle persone con disabilità (Conferenza episcopale italiana). L’incontro, moderato dalla direttrice dell’Ufficio catechistico diocesano, suor Maria Carmela Tornatore, è stato suddiviso in due momenti: nel primo è stata sviluppata la parte prettamente teorica, mentre nel secondo si è dato spazio ad una testimonianza. Durante la prima parte, suor Veronica ha tracciato gli aspetti teorico concettuali sull’ambito teologico-antropologico relativo al tema disabilità. All’inizio è stata proposta dalla relatrice la visione di un video realizzato in una parrocchia di Roma in cui, grazie all’attenzione e all’impegno di alcuni catechisti, è stato avviato un processo di inclusione che ha permesso a diverse persone, sia giovani che adulti, che non vivevano la parrocchia a causa della loro disabilità, di poter essere inseriti a pieno titolo nella catechesi, in modo non solo passivo ma anche attivo. Questo per far comprendere l’importanza di poter vivere la bellezza nella diversità, proprio perché Dio stesso ha creato l’uomo non solo come essere biologico, ma anche teologico, e lo ha creato differenziando. La creatura vive l’esperienza del limite e ciò fa parte della sua natura, per questo è necessario accoglierlo al fine di poter apprendere uno «sguardo nuovo» che permetta di guardare a noi stessi e agli altri, come esseri unici e irripetibili amati da Dio, poiché le differenze appartengono al suo stesso progetto creativo. Infatti, se ci fermassimo a considerare il mondo solo come un insieme di esseri viventi dotati di abilità, cadremmo nell’errore di valutare le persone con disabilità a un livello inferiore, in quanto ciò che conta viene legato solo alla sfera del «saper fare». L’inclusione può essere, invece, una possibilità per la nostra Chiesa, al fine di mettere in atto delle azioni in cui ognuno può vivere la sua appartenenza. L’inclusione è una vera e propria sfida generativa, che risponde al progetto stesso di Dio. Con il dono del Battesimo tutti diventiamo figli del Padre e fratelli tra noi, per cui includere per ciascuno di noi dovrebbe essere un’attitudine naturale in virtù di questa appartenenza: il «far parte» è già garantito dall’amore di Dio. Suor Veronica ha anche sottolineato l’importanza delle persone con disabilità come una vera e propria profezia nella Chiesa per rivitalizzare i nostri contesti, mettendo in discussione non solo il nostro sguardo di operatori pastorali – che è sempre fondamentale perché attraverso di esso anche gli altri vedano e considerino la disabilità come una risorsa – ma anche perché queste persone ci riportano alla nostra natura di «esseri limitati» e possono aiutarci a riconciliarci con essa. Inoltre, il saper prendersi cura equivale a un processo di accompagnamento vissuto nell’interdipendenza e nella collaborazione, molto diverso dal concetto di assistenza in cui le persone disabili non vivono da protagonisti, ma solo come semplici oggetti della nostra cura.
Nella seconda parte dell’incontro si è avuta la testimonianza di Antonio Canu, appartenente alla comunità parrocchiale di Santa Vittoria a Thiesi e presidente dell’associazione «Aquile in sicurezza» che opera nell’ambito della cultura, dello sport e delle attività ricreative, in modo aperto e in dialogo con le varie realtà socioculturali del territorio. L’Associazione, che ha avviato laboratori di danza, teatro e sport integrato, ha come suo motto «insieme con» definendosi non un’associazione per i disabili, ma «con» i disabili. Infatti, i suoi collaboratori sono tutti soci, anche le persone con disabilità, le quali operano insieme dando il loro contributo. Ogni attività nasce dal desiderio di imparare a gestire le relazioni tra persone per promuovere l’inclusione e non l’assistenza, per permettere a tutti di vivere un cammino insieme che possa concedere a ciascuno di esprimersi per ciò che è veramente, al di fuori di ogni logica di competizione. Particolarmente interessante la riflessione che Antonio Canu ha fatto riguardo al periodo del lockdown, che ha visto la collaborazione tra volontari, familiari e operatori dell’Associazione per poter favorire una vera e propria rete che potesse continuare a consentire l’inclusione e la collaborazione anche a distanza, con svariate attività creative che hanno permesso di rafforzare ancora di più i legami relazionali e l’interdipendenza. Antonio ha voluto sottolineare, infine, l’importanza di riflettere sul ruolo che le persone disabili hanno attualmente nelle nostre comunità parrocchiali locali e quanto esse vengano realmente coinvolte in un percorso inclusivo, perché anche questo è fondamentale affinché possa concretizzarsi in un vero cammino sinodale. Possa così realizzarsi quanto Papa Francesco auspica nell’Enciclica Fratelli Tutti. Il prossimo appuntamento è fissato a Sassari, sabato 4 dicembre, nel teatro parrocchiale di Mater Ecclesiae a Sassari, con un convegno promosso in occasione della Giornata diocesana della disabilità e con le successive tre lezioni del corso on line.
Articolo di Maria Rita Cordeschi pubblicato sul numero 41 2021 di Libertà – Settimanale Diocesano