Il salone della parrocchia di San Vincenzo ha fatto da cornice al primo incontro d’Avvento, organizzato dalla pastorale giovanile, in collaborazione con la Fondazione Accademia Casa di Popoli, Culture e Religioni. Il tema Share your dream, «Condividi il tuo sogno», ha preso spunto dalle parole del Santo Padre nel discorso tenuto in occasione della 36° Giornata mondiale della gioventù. Papa Francesco, infatti, dice: «Quale maggior adrenalina, che impegnarsi tutti i giorni, con dedizione, a essere artigiani di sogni, artigiani di speranza? I sogni ci aiutano a mantenere viva la certezza di sapere che un altro mondo è possibile e che siamo chiamati a coinvolgerci in esso e a farne parte col nostro lavoro, col nostro impegno e la nostra azione». E questa realtà viene calata anche nella dimensione diocesana: è il vescovo Gian Franco ad accogliere per primo questo spunto, rilanciando uno stimolo ai giovani del territorio turritano: «Siete il sogno piccolo che contiene il sogno di tutti… Non lasciatevi affaticare dai numerosi ostacoli che sembrano impedire il vostro percorso formativo. Puntate in alto, cercate sempre la “luce” della Verità». Nell’organizzazione di questo momento di condivisione, si è pensato a un testimone di sogni ed è stato quasi immediato invitare, in collegamento zoom, il campione paralimpico Francesco Bocciardo, nuotatore genovese, che nelle ultime paralimpiadi di Tokyo ha vinto due ori e un argento. Nonostante la disabilità motoria, grazie all’aiuto e al sostegno della famiglia e dei medici, è riuscito a realizzare il suo sogno ed è per questo che ha spronato i presenti a mettere davanti a tutto e a tutti il proprio desiderio, senza ascoltare chi cerca di spegnerlo. L’atleta, nella sua schiettezza, non ha nascosto la necessità di fare sacrifici e di essere determinati e costanti. Perseguire i propri sogni richiede fatica ed è necessario distaccarsi dalla visione distorta della fama e dai risultati immediati, spesso sponsorizzati dai mass media. Infatti, ritiene che: «La vita è fatta di scelte; siamo artefici del nostro destino e il 10 per cento della vita è ciò che ci accade, il 90 per cento come noi sappiamo reagire».
Durante il collegamento in diretta, i giovani presenti, incuriositi dalla storia di Francesco, hanno voluto porre qualche domanda all’atleta. Qualcuno ha chiesto dei suggerimenti su come rinnovare continuamente gli obiettivi della vita. Capita infatti che, a seguito della realizzazione di un obiettivo, ci si senta arrivati a destinazione e si perda l’entusiasmo di migliorare altri aspetti. Secondo il campione, è necessario che si diventi avversari di sé stessi, perché solo in questo modo si può perpetuare il percorso di crescita personale e reiterare l’amore per la vita. Questo, generando nuove sfide, sempre più difficili e stimolanti, per non abbandonarsi alla staticità e poter toccare con mano i propri limiti, senza aver paura del fallimento. Ed è proprio il fallimento il protagonista della domanda successiva: «L’essere umano è di per sé limitato. Quindi, è possibile inciampare nel corso dell’esistenza. Come accettarlo in primis, superarlo e arricchirsi tramite questo?». La risposta è ricca di spunti: spesso si impara molto più da un fallimento anziché da una vittoria, perché solo nei momenti di difficoltà, nei quali si è in bilico, si riesce a capire ciò che conta maggiormente e quanto si è disposti a dare. Questo perché la sconfitta viene vista sempre in maniera negativa, complice la società che spesso mostra una non-realtà fatta di appariscenza e finzione, ma la caduta è solo il punto di partenza per poter migliorare e scoprire i punti deboli, sui quali lavorare. Dopo aver concluso l’intervento, l’equipe di pastorale giovanile ha ringraziato Francesco Bocciardo per la sua disponibilità e semplicità nel raccontare la sua testimonianza di vita. Infine, al termine dell’incontro, i presenti sono stati invitati a scrivere nel «muro dei sogni», un cartellone che accompagnerà i giovani per tutto l’Avvento, una parola simbolo, come promemoria dei propri desideri e augurio per poterli realizzare.
Articolo di Angela Falchi pubblicato sul numero 43 2021 di Libertà – Settimanale Diocesano