Lo scorso 27 maggio si è svolto il quarto incontro del percorso formativo diocesano «Solleciti nell’educare perché il cuore cambia mosso dallo spirito», curato dal servizio diocesano per la pastorale giovanile, in collaborazione con la Fondazione Accademia casa di popoli, culture e religioni. Il tema scelto per questa giornata è stato «Accompagnare i giovani nel loro percorso di fede», una riflessione affidata a don Tony Drazza, aiutante di studio nella Segreteria generale della Cei e assistente di Azione Cattolica della diocesi di Nardò Gallipoli. Già in apertura sono state messe in luce le qualità che dovrebbero caratterizzare un accompagnatore: essere donne e uomini capaci di umiltà, coraggio e generosità. Infatti, spesso, la figura dell’educatore è stata vista come mezzo per portare l’educando a un livello superiore. Ma, grazie a queste caratteristiche, si conferisce un significato diverso: mettersi concretamente sulla strada di qualcuno, così come ha fatto Cristo con i suoi discepoli sulla strada per Emmaus. Significa non sopraelevarsi rispetto all’educando, ma posizionarsi allo stesso livello, se non, addirittura, su un gradino più basso. Al riguardo, don Drazza ha insistito su questo concetto: «l’educatore deve essere “secondo” e deve parlare per “secondo”: ogni attività educativa deve partire dalle storie dei giovani e non dalle nostre teorie». E l’umiltà, in questo, gioca il ruolo di protagonista: l’accompagnamento è sfumatura, è musica di sottofondo, perché il canto e la voce portante devono essere quelli dell’adolescente. È importante, però, non confondere l’umiltà con l’aria dimessa: la prima consente di far maturare i frutti rendendo feconda la terra, la seconda è terreno arido. Inoltre, secondo la valutazione di don Tony Drazza, un vero accompagnatore, per essere coraggioso, deve mettersi in discussione, fare passi indietro e soprattutto passi dentro di sé, per accendere le lampadine che sono coperte dalle ombre più buie della propria storia, provando a riflettere sull’operato dei propri educatori, nella sua giovinezza. Deve avere il coraggio di tirare fuori – vero significato etimologico di «educare» – e non di fornire al giovane un pacchetto preconfezionato della sua esperienza. In particolare, l’educatore cristiano deve avere una vita spirituale che non si manifesta esclusivamente con il partecipare alla messa domenicale, ma è frutto della relazione interiore con Cristo. Infine, essere generosi, ovvero «soavi», dolci, cercando di comprendere quando è il tempo del silenzio e il tempo dell’ascolto. Essere capaci di innamorarsi della storia personale dei ragazzi di cui ci si deve prendere cura, mostrare un interesse reale, costituito dall’ascolto e da un rapporto di fiducia, sedersi e vivere con loro, festeggiare i successi e stare accanto nei fallimenti. Non essere presuntuosi, ma rimproverare, con tenerezza, atteggiamenti che andrebbero corretti. Non essere convincente, ma scaldare il cuore, così come è l’insegnamento di Cristo.

Altro concetto emerso durante l’incontro, l’invisibilità dell’educatore, che trae origine anch’esso dall’umiltà: l’accompagnatore non deve ricevere i meriti, non deve vedersi. La sua presenza si rende manifesta in ciò che il giovane porterà al mondo successivamente. Infine, l’aspetto della formazione: non basta avere del tempo disponibile da dedicare, ma sapere come utilizzarlo. Riuscire a trovare le parole che contano e che consentano la fioritura, essere attraenti grazie alla gioia che viene dal Signore, rappresentare un valido sostegno. E proprio in relazione al tempo, don Drazza, al termine del suo intervento, ha letto una poesia dell’autrice tedesca Elli Michler: «Ti auguro tempo». Nell’ultima parte dell’incontro, non sono mancati gli interventi dei partecipanti, in modo particolare quello di Maria Grazia Alicicco, presidente dell’Azione Cattolica diocesana, che ha concordato con quanto detto dal relatore, integrando con buoni propositi per cercare di migliorare sempre più il settore giovanile dell’associazione. Il penultimo appuntamento del ciclo di incontri è in programma giovedì 10 giugno, alle 18.30, su Zoom. Si potranno ascoltare le parole di Ignazio Punzi, formatore, psicologo e psicoterapeuta, che tratterà il tema del ruolo assunto dall’educatore nella Chiesa al giorno d’oggi, approfondendo le azioni, le sfide e i bisogni.

Articolo di Angela Falchi pubblicato sul numero 21 2021 di Libertà – Settimanale Diocesano