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CASA DI POPOLI, CULTURE E RELIGIONI

Cooperazione / 20 febbraio 2023

Venire da lontano e sentirsi a casa

Un progetto di accoglienza, volontariato e formazione per i profughi afgani

Il 15 agosto 2021 i talebani conquistano definitivamente i territori dell´Afghanistan. Secondo il Global conflict tracker, sono oltre 120.000 i profughi messi in salvo dai canali umanitari attraverso una fitta rete di aiuti promossi in tutto il mondo e nella quale si inserisce anche Fondazione Accademia.

Insieme all´Arcidiocesi, alla Caritas Diocesana di Sassari e al contributo essenziale dei volontari abbiamo risposto ad una fra le emergenza umanitarie più drammatiche degli ultimi anni. Una cooperazione che ha portato alla realizzazione di un progetto di solidarietà per l'accoglienza dei profughi afghani durato oltre un anno al quale abbiamo deciso di dare seguito con l´attivazione di corsi di lingua gratuiti rivolti sia ai migranti nel nostro territorio, sia ai volontari e agli operatori dell´accoglienza.


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Un progetto condiviso

Tutto è partito nel momento in cui la Prefettura di Sassari, contattando direttamente l´arcivescovo Gianfranco Saba, ha individuato la Diocesi e Fondazione Accademia come realtà da coinvolgere per far fronte all´emergenza. In pochissimo tempo, grazie alla supervisione del Direttore Operativo di Fondazione Accademia Antonello Canu, abbiamo avviato le procedure per mettere a disposizione e allestire le nostre strutture affinché fossero adatte ad ospitare le famiglie in fuga dall´Afghanistan. Abbiamo fatto di tutto per riuscire ad accogliere il più tempestivamente possibile quasi 50 profughi fra cui 17 minori, anche molto piccoli. Presto abbiamo individuato nel Centro di Ospitalità Formativa e Culturale la struttura adeguata per tenere insieme le famiglie di migranti accolte. Eppure, trovare una sistemazione appropriata non è stato di certo l´unico contributo. Fare accoglienza significa occuparsi di tantissimi aspetti come organizzare raccolte di alimenti, di abiti e di farmaci, gestire l´attivazione dei canali sanitari, dell´inserimento scolastico e professionale. Proprio per questo, è stato determinante il ruolo della Caritas Diocesana che ha messo a servizio le proprie competenze, specialmente a livello operativo. In poco tempo, l'intera comunità è stata mobilitata per dare il proprio contributo e, di fatto, se siamo riusciti ad avviare un progetto così ambizioso in poco tempo è grazie al contributo di ogni singolo cittadino, così come dell´Assessorato ai servizi sociali del nostro comune, dell´Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari, ma soprattutto dei volontari.


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L´aiuto prezioso dei volontari

La macchina della solidarietà è stata messa in moto lavorando in strettissima sinergia con i volontari. Grazie al lavoro di selezione di Don Giuseppe Faedda è stato possibile mettere in piedi velocemente una squadra costituita da persone già formate nell´ambito dell´accoglienza. In qualità di Responsabile per l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso, Don Giuseppe non ha solamente individuato le figure, ma ha anche coordinato le attività di volontariato previste dal progetto. L´obiettivo era quello di far sentire a casa chi è stato costretto a lasciare la propria, cercando di restituirgli un po´ di serenità. Il ruolo di supervisore svolto da Don Giuseppe era complementare a quello dei ragazzi e delle ragazze che si sono messi a disposizione per prendersi cura dei profughi accolti. In questo senso, i volontari sono stati a tutti gli effetti dei tramiti tra gli operatori dell´accoglienza e gli ospiti del Centro.


Un´esperienza che cambia la vita

L´impegno quotidiano dei volontari ha posto le basi per costruire relazioni umane fatte di affetto reciproco con gli ospiti della struttura. Infatti, nonostante il progetto di prima accoglienza sia concluso dallo scorso dicembre 2022, ancora oggi alcuni dei profughi sono in contatto con chi si è dimostrato essere loro amico. Lo racconta la testimonianza diretta di una delle volontarie, Martina Chessa, laureata in Cooperazione internazionale e con alla spalle un´esperienza di volontariato svolta a Torino nell´ambito dell´integrazione con persone migranti provenienti dal Nord Africa. Martina e gli altri volontari hanno costruito un rapporto di fiducia con i profughi accolti nel centro, stando con loro giorno e notte quotidianamente, specialmente nei primi mesi, quelli più critici. Presto i volontari sono diventati dei punti di riferimento: persone nelle quali poter trovare conforto e con le quali imparare a conoscere la nostra cultura, il nostro territorio e la nostra lingua. In particolare, Martina si è occupata di attività sia ricreative, sia formative insegnando le basi dell´italiano, rivolgendosi specialmente ai più piccoli prima dell´inserimento scolastico.


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L´importanza della formazione

Fare esperienza nel volontariato insegna come l´incontro con l´Altro richiede sempre la rimozione di ogni forma di giudizio e preconcetto. Infatti, siamo abituati a pensare ai profughi che scappano dalle guerre come persone molto diverse da noi, eppure non sempre le differenze sono così abissali. Tutti gli ospiti del centro avevano sogni, ambizioni e progetti futuri, proprio come noi. In molti, prima della presa di potere dei talebani, svolgevano professioni di prestigio e tanti giovani avevano già un ottimo livello di istruzione prima di essere costretti a scappare per trovare rifugio nella nostra città. Ecco perché nel nostro progetto di accoglienza non potevano di certo mancare gli aspetti legati alla formazione. Abbiamo concentrato molte risorse ed energie per attivare tutte le procedure necessarie all´inserimento scolastico e all´avviamento professionale. In particolare, tramite i servizi di Fondazione Accademia siamo riusciti ad offrire ad un giovane ospite del centro che sognava di studiare informatica la possibilità di seguire il Foundation course di inserimento all´Università degli studi di Sassari. La sua esperienza è stata talmente positiva da portarlo a scegliere di tornare a Sassari, a seguito di una breve esperienza a Francoforte, e proseguire i suoi studi accademici qui.


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Antonello Canu, Don Giuseppe Faedda e Martina Chessa


Dall´accoglienza ai corsi di lingua

Crediamo che la formazione sia uno fra gli strumenti più potenti per costruire un mondo senza più conflitti e violenza. Per questo motivo quest´anno abbiamo scelto di occuparci di integrazione mettendo a disposizione il Centro Alta Formazione “Padre Manzella” per l´attivazione di due percorsi formativi molto preziosi per la nostra comunità diocesana. Ci siamo occupati di organizzare e promuovere un corso di italiano per stranieri di 60 ore e un corso di lingua araba di 70 ore rivolto agli operatori dell´accoglienza e agli aspiranti volontari. Entrambi i corsi sono totalmente gratuiti e sono pensati per chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e accorciare le distanze con l´Altro, imparando le basi di una nuova lingua.

Abbiamo intenzione di attivare una seconda edizione sia del corso di italiano per stranieri, sia del corso di arabo perciò, se ti piacerebbe prendere parte a queste ed altre attività formative, ti consigliamo di continuare a seguire gli aggiornamenti condivisi dalla nostra redazione.

Irene Frau Scritto da Irene Frau

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