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CASA DI POPOLI, CULTURE E RELIGIONI

Formazione / 8 dicembre 2022

Si scrive educare, si legge valorizzare

Continuano gli incontri di formazione online dal titolo «Solleciti nell´educare perché il cuore cambia mosso dallo spirito», organizzati dalla pastorale giovanile in collaborazione con la Fondazione Accademia Casa di popoli, culture e religioni. Il relatore del 13 maggio scorso è stato don Fabio Rosini, direttore del Centro diocesano vocazioni della diocesi di Roma, che ha fatto il punto sulle modalità di accompagnamento dei giovani nelle proprie scelte di vita. Don Rosini è andato dritto al punto e ha rivendicato il diritto del giovane di poter chiedere aiuto alla Chiesa. Il fulcro della questione, infatti, riguarda primariamente l´intera comunità, in quanto «fare discernimento» non è un viaggio che si limita alla ricerca individuale, ma richiede una comunione fraterna, un coinvolgimento delle persone più care o la scoperta di nuovi punti di riferimento a cui tendere.

Vocazione: la capacità di compaginarsi con gli altri

Il ruolo dell´educatore cristiano, quindi, è quello di entrare realmente in contatto con l´educando, senza consegnare istruzioni e ritualismi, ma affidando sani valori, tramite la sua esperienza e il suo modo di abitare il mondo. Infatti, durante l´incontro, è stata sottolineata la differenza che sussiste tra formazione e educazione, due termini che, nella maggior parte delle volte, sono scambiati per sinonimi. Partendo dall´etimologia, per formazione ci si può appellare al significato di plasmare, stampare una determinata forma in un´altra persona; il rischio è quello di svalutare l´identità altrui, perché l´obiettivo da portare a termine, in questo caso, una limitazione voluta e pretenderne la sua realizzazione: in sostanza, un processo talvolta «violento». Ben diversa e decisamente più allettante è l´espressione «educazione»: tirare fuori da un individuo ciò che esiste già, perché la luce interiore, la bellezza racchiusa e diversa in ciascuno, affidata da Dio, possa farsi spazio, nella valorizzazione della persona. Ogni giovane ha necessità di costruire la propria identità e vocazione, in relazione con gli altri, ma senza che divenga occasione per soffocare le attitudini personali. Errare humanum est, ma proprio per questo si deve lasciare l´uomo vecchio e risorgere una volta ancora, dalle proprie ceneri, dalle proprie ferite. La chiave per aprire le catene dell´aridità è essere autentici e quindi generativi. E la fecondità non può avere altro substrato che non sia l´amore. Questa è la scelta che ogni cristiano, e quindi ogni educatore, è chiamato a fare. Non esiste però l´imperativo categorico del dovere, ma il verbo protagonista è «potere», perché amore e libertà coincidono. Inoltre, la strada per comprendere la vocazione non termina una volta che la si accetta, perché l´obiettivo finale non è tanto raggiungerla, quanto restare fedeli a ciò che si è scelto. Così, come nel matrimonio si ripete quel «sì» ogni giorno, si deve essere coerenti per qualsiasi altra vocazione di vita, che diviene priorità da custodire e nutrire.

Il rapporto con i giovani

L´autenticità di un educatore consiste nel guardare la propria luce interiore e scacciare la menzogna, per essere d´esempio. Questo principio di autenticità assume un ruolo centrale nel rapporto con i giovani, perché se ci si mostra falsi, come si può pretendere di accompagnarli nella Verità? In correlazione, don Rosini ha evidenziato anche un altro aspetto: partendo dal concetto di libertà, si deve mettere il giovane nelle condizioni di rifiutare, azione implicita e intrinseca nella scelta. Negare il diritto al rifiuto comporterebbe una forma di imposizione che contraddice ogni sano principio di libertà. Ogni uomo è stato creato per essere santo, quindi per amare. Il peccato risiede nel libero assenso, ma si può andare oltre e si possono scoprire le ricchezze presenti, rendendole più copiose dei limiti che ogni uomo ha, in quanto tale. Infine, nella parte conclusiva, c´è stato un confronto, in cui i più coraggiosi hanno presentato le proprie domande e perplessità, che sono state abilmente affrontate e chiarite dal relatore. Il momento è terminato con il saluto del vescovo Gian Franco, che ha ringraziato don Rosini e tutti i partecipanti e ha ricordato l´importanza dei percorsi e delle proposte presenti in diocesi, così che si possa realizzare un progetto unitario nella casa-chiesa, locus di collaborazione e fraternità. Il prossimo appuntamento è giovedì 27 maggio, alle 18.30, nell´ambito del quale si continuerà a riflettere sul tema con don Tony Drazza, aiutante di studio della Cei e assistente di Azione Cattolica, a cui è stata affidata la tematica «Accompagnare i giovani nel loro percorso di fede».

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