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CASA DI POPOLI, CULTURE E RELIGIONI

Formazione / 28 dicembre 2020

Evangelizzazione e cultura

Il 28 dicembre 2020 si è svolto il primo di una serie di incontri, tra evangelizzazione e cultura, che prendono lo spunto dalla recente nota pastorale del vescovo Gian Franco intitolata "La Chiesa-Casa genera discepoli missionari". Il senso dell´iniziativa, organizzata e promossa dalla Fondazione Accademia, è un invito a riflettere sulla propria storia di vita attraverso la rilettura degli Atti degli Apostoli, prima vera comunità che ha favorito processi di rigenerazione a sostegno di una conversione personale e comunitaria.

L'iniziativa

II ciclo di cinque incontri, spalmati tra dicembre e aprile, avrà come oggetto di confronto alcuni temi centrali della nota di monsignor Saba che saranno curati da esperti delle rispettive discipline: comunità generative (Chiara Giaccardi); cambiamento d´epoca (Fabrizio Carletti); narrare e narrazione (J.P. Sonnet); dono e gratuità (Luigino Bruni); rileggere la propria storia personale e comunitaria (Roberto Mauri). La sociologa Chiara Giaccardi, dell´università Cattolica di Milano, direttrice della rivista Comunicazioni Sociali-Journal of media, performing arts and cultural studies, ha curato il primo incontro svoltosi online, a fine dicembre, sulla piattaforma Zoom. In premessa, la sociologa ha cercato di rispondere alla domanda, indicata nella nota del vescovo, formulata per cercare di comprendere quali siano i segni di questo tempo.

La parola agli esperti

Chiara Giaccardi, a questo proposito, sostiene che i segni, in questo tempo, siano apocalittici e rivelatori. Da qui l´avvio della riflessione: abbiamo capito che non siamo individui, che quella dell´individualismo è una narrazione falsa. Siamo talmente collegati fra noi che, per evitare che il virus transiti in questa infrastruttura, che ci costituisce, dobbiamo forzatamente distanziarci fra di noi. La realtà della nostra esistenza, la nostra verità antropologica, è la relazione, la connessione tra di noi. Il primo concetto messo in rilievo dalla sociologa – riflettendo con i partecipanti collegati online – è stato quello della «missionarietà», che indica il movimento di una Chiesa in uscita. Lo stesso Papa Francesco, al riguardo, parla di due movimenti complementari: l´esodo e il sinodo, l´uscita e il camminare insieme, il metodo per la rigenerazione della Chiesa. Solo uscendo da noi stessi si può generare, si può essere fecondati da ciò che non è «io»; altrimenti possiamo solo fabbricare. Si fabbrica da soli; ma si genera con l´altro e si è rigenerati da ciò che si mette al mondo. La Missione non si «fabbrica», nasce da dentro, lasciandosi fecondare dalla Parola, ascoltando, narrando. In un altro passaggio, la professoressa Giaccardi mette in guardia da alcuni pericoli: l´astrazione e il dualismo. L´astrazione, da cui viene anche l´intellettualismo, è un processo importante, ma che va bilanciato con la concretezza, che non è materialità ma intreccio di dimensioni diverse tra loro. L´astrazione separa, la concretezza unisce. Il dualismo, per Romano Guardini, era il peccato originale metafisico, cioè separare ciò che è unito: per esempio corpo e spirito, mente e cuore, stare e andare, stabilità e mutamento. Separiamo ciò che è unito in una dinamica feconda, perciò dobbiamo abbandonare questa modalità perché queste diverse realtà vivono, non in lotta tra loro, ma in una tensione feconda. La stessa tensione feconda emerge nella nota pastorale tra Chiesa/casa e missione: le comunità sono invitate a trovare nuovo slancio, abbandonando il linguaggio auto referenziale della «cameretta», e uscire nella realtà, farsi missionarie in situazioni segnate da «disagio, assenza di lavoro, spopolamento, sistemi di potere che non promuovono lo sviluppo e il progresso equo» per dare nuova speranza attraverso la sequela Christi. Nel suo significato etimologico, il verbo latino deponente (forma passiva con significato attivo) sequor rivela le azioni del cristiano, cioè azioni che sono attive e passive. Noi siamo questo impasto di iniziativa e ricezione, di accoglienza di condizioni non scelte, ma di presa di responsabilità dentro questa situazione. Tutto questo si può realizzare nella misura in cui noi ci affidiamo a questo invito che abbiamo ricevuto e sosteniamo, mettendoci in cammino con la speranza che sia il senso della nostra vita. Il tema della speranza è fondamentale: non è la certezza che tutto andrà bene, ma la certezza che vale la pena mettersi in cammino. Il compito della Chiesa, oggi, è quello di farsi levatrice di speranza. Per questo è importante contemplare, movimento ricettivo che toglie gli ostacoli allo Spirito e attraverso processi diventa una forza rigenerativa. La Chiesa deve stare su due frontiere, cioè la sua apertura la garantiscono queste due frontiere: la frontiera degli scartati, della marginalità e la frontiera del Mistero, rimanendo sempre aperta a lasciarsi fecondare dalla Parola. In questo modo si ricrea la comunione nella diversità attraverso un rinnovato atteggiamento interiore permettendo così alla comunità cristiana di essere generativa: prendendo l´iniziativa, ossia mettendo al mondo qualcosa che ancora non c´è, e prendendosi cura di noi stessi e della nostra umanità. Il prendersi cura è un movimento di reciprocità, prendendoci cura di altri ci prendiamo cura di noi stessi, sbilanciandoci verso altri apriamo il nostro io e lo liberiamo da sé stesso.

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