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CASA DI POPOLI, CULTURE E RELIGIONI

Iniziative sociali / 4 dicembre 2021

La giornata diocesana della disabilità

L´appuntamento nel teatro parrocchiale di Mater Ecclesiae

Sabato 4 dicembre, nel teatro parrocchiale di Mater Ecclesiae a Sassari , la Chiesa turritana – grazie all´iniziativa dell´Ufficio catechistico diocesano, in collaborazione con la Fondazione Accademia, ha iniziato a scrivere una bella pagina celebrando la Giornata della disabilità: «Sostando – come ha esortato più volte il vescovo Gian Franco – in riflessione su un tema che appartiene sia alla soglia sia al focolare della nostra realtà ecclesiale, chiamati a riscoprire la cura della persona, di tutte le persone, come esperienza feriale, in ogni ambito nel quale operiamo».

Una Chiesa - Casa dalle porte aperte

Affrontare il tema della disabilità, oggi, non è facile, ma in questa occasione è stato gettato un seme che certamente produrrà i suoi frutti. Il confronto si è aperto con la volontà di mettere al bando il pietismo, come rimarcato, in apertura dei lavori, dal moderatore Antonio Meloni, e riportando al centro del dibattito l´inclusione e il rispetto per tutte le forme di diversità. Suor Maria Carmela Tornatore, direttrice dell'Ufficio Catechistico, ha esortato ad affrontare il tema con competenza invitando tutti a compiere ulteriori passi: «Dalla mera presenza alla partecipazione attiva del disabile alla vita sociale ed ecclesiale, perché il battesimo rende ciascuno membro a pieno titolo della comunità e dona, senza esclusioni né discriminazioni, la possibilità di esclamare “io sono Chiesa!”». Il nodo centrale della questione ha provato a scioglierlo suor Veronica Donatello che, da remoto, ha voluto evidenziare il processo inclusivo che si sta avviando in diocesi nell´intento di accompagnare la disabilità in tutte le fasi della vita: «La disabilità è per noi oggi una sfida, fare in modo che le persone disabili vivano la loro appartenenza, non come frutto di buone azioni, ma come riconoscimento del loro diritto che appartiene a pieno titolo alla famiglia umana». «Ci viene richiesto di cambiare il nostro linguaggio e il nostro comunicare, in modo che la disabilità sia ascoltata, accompagnata, conosciuta e riconosciuta. Dobbiamo camminare non per il disabile, ma con il disabile». Suor Veronica ha concluso il suo intervento con un invito importante: «Lasciamoci sfidare dalla disabilità, lasciamoci sfidare da loro, questo ci permetterà di essere generativi».

Disabilità nel territorio : la testimonianza

Il momento centrale della mattinata è arrivato con la testimonianza di Antonello Spanu, presidente della cooperativa sociale San Damiano, che nel presentare la sua storia e il suo cammino nella comunità Papa Giovanni XXIII ha introdotto il tema proponendo un video. Si tratta di un invito a riflettere sul significato dell´amare e del condividere a partire dalla contemplazione, che ci permette di avere uno sguardo capace di cogliere il dono e di stare dentro le relazioni, liberi dalla logica di «occupazione del suolo pubblico», proprio come per Mosè: «Togliti i sandali, perché la terra che calpesti è terra santa». Ancora, l´invito a «Uscire dalla logica del servizio, che non ci chiede altro che prestazioni, mentre a noi è chiesto di vivere secondo la verità, nella carità che, per il Vangelo, significa partecipazione e condivisione, dividere-con, stare-con, e non fare per». La mattinata è stata arricchita da quattro testimonianze: Ciro e Barbara genitori di due ragazzi autistici, Cinzia mamma di un bimbo con malattia neurodegenerativa, Fabrizio Corbelli, Gigi de Palo, presidente del forum per le famiglie (organismo che fa capo alla Cei), nonché genitore di un bambino con sindrome di Down: in modi diversi e con sfumature differenti hanno raccontato la fatica ma anche la scoperta del grande valore della disabilità, che se vissuta e accolta come un modo di essere e non come una somma di mancanze o un peso da sopportare, è opportunità per far nascere relazioni di condivisione. Molto apprezzato il confronto-ascolto con la genitorialità, che di fronte alla disabilità non si ripiega su se stessa, ma si lascia interrogare per cercare risposte utili fino a mettere in discussione gli stessi concetti di paternità e maternità, arrivando a trasformare l´esperienza di genitori in una possibilità di condivisione e aiuto per gli altri. La disabilità porta a modificare la prospettiva del proprio essere genitori, un figlio disabile non è un errore, non è il risultato di un calcolo sbagliato: «La sua dignità di persona umana è intrinseca al suo stesso esserci, e la sua vita vale comunque il valore del sangue di Cristo, versato per la salvezza di tutti», ricorda Gigi de Palo. Fondamentatale, per tutti, è stato riconoscere che la base di partenza è l´amore e che la bellezza della vita con un disabile non è sminuita dalle fatiche che implica, ma è ricca dell´amore che genera attorno a lui. «Questo è un inizio, oggi abbiamo aperto una strada – ha concluso suor Maria Carmela – adesso dobbiamo percorrerla tutti insieme».

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